Impianti

gli impianti di abc

Come sono fatti gli impianti di ABC?
Cosa vuol dire rete di adduzione?
Piccolo viaggio tra le modalità di gestione del sistema idrico

le sorgenti

Le sorgenti del Serino sono tra le più importanti dei monti del Terminio-Tuoro. La scheda che segue ne illustra le caratteristiche principali..

23 marzo 2006

Le sorgenti di Serino si trovano in una zona circoscritta dall’alta valle del fiume Sabato e costituiscono un gruppo notevole sia per la portata elevata e costante nel tempo, sia per le caratteristiche della loro acqua.
I monti del Terminio-Tuoro sono costituiti da calcari che formano il grande bacino di alimentazione. Il fondovalle è ricoperto da depositi argillosi e da tufi vulcanici.
Le acque meteoriche scorrono attraverso le fratture dei calcari e creano una rete di falde idriche più o meno profonde.
Nella zona di Serino si trovano due gruppi di sorgenti: Acquaro-Pelosi, dette anche "sorgenti alte" (377 - 380 m. slmm) ed Urciuoli, dette anche "sorgenti basse" (330 m. slmm) 
Le acque delle sorgenti alte sono state raccolte mediante collettori e, dopo essere indirizzate in una prima camera di raccolta, inviate nella grande vasca di confluenza delle sorgenti Urciuoli da cui partono per Napoli scorrendo in un canale a pelo libero.
L’area delle sorgenti Acquaro-Pelosi è di circa 20 ettari ed è protetta da un muro di cinta. All’interno troviamo i due collettori in muratura, che confluiscono entrambi nella camera di raccolta.
L’acqua viene immessa in una condotta del diametro di 800 mm che, attraversando tutto l’abitato del comune di San Michele di Serino, arriva fino alle sorgenti Urciuoli.
La composizione delle acque dei due gruppi sorgentizi è identica, perché si tratta di sbocchi a varia altezza di un’unica falda acquifera divisa in rami. L’elevata purezza dell’acqua è dovuta al processo di filtrazione subìto lungo il percorso.

la rete di adduzione

Il canale principale di Serino è un adduttore a pelo libero costruito in muratura di tufo, pietra calcarea e mattoni. La portata idrica media convogliata nel canale è di 2000 l/s.
Le caratteristiche tecniche più salienti del canale sono riportate nella scheda che segue.

il canale di serino

23 marzo 2006

Il canale parte dalle "sorgenti basse" (Urciuoli) e dopo un percorso di circa 60 Km arriva alla collina di Cancello, a quota 245 mslmm, attraversando le province di Avellino, Benevento e Caserta. 
La sua altezza media è di 2.20 metri, mentre la distanza tra i due piedritti è di 1.60 metri. 
In alcuni tratti il canale assume una sezione diversa, a volte anche circolare, in virtù delle caratteristiche geotecniche dei terreni attraversati.
Il canale principale è costituito da:
- circa 2 km di ponte canale 
- circa 15 km di canale in traforo
- circa 46 km di canale in trincea.
Fanno parte del canale principale anche 236 pozzetti per la manutenzione e, a monte e a valle, 116 pozzetti per il drenaggio delle acque.
Nei momenti di piena delle sorgenti le portate eccedenti la capacità di trasporto del canale di Serino vengono deviate nel fiume Sabato, contribuendo in tal modo alla vita del fiume stesso.

la rete di distribuzione

La rete idrica cittadina ha specificità strettamente legate al territorio da servire. Le caratteristiche principali della rete di distribuzione sono elencate nella scheda di approfondimento che segue

la rete di distribuzione

22 febbraio 2013

La città di Napoli ha un'estensione superiore a 10.000 ettari, con forti disomogeneità altimetriche e con grandi variazioni della densità abitativa del proprio territorio.
Questa tipologia di infrastrutture ha costretto l'azienda a creare ben 7 volumi di accumulo (serbatoi) posti a quota altimetrica  differente, da cui si dipartono le diverse reti di distribuzione interconnesse tra loro.
Da ogni serbatoio parte una rete più o meno complessa che alimenta le aree che sono poste altimetricamente al di sotto della quota del serbatoio, anche se sono distanti tra loro. 
Questo fa sì che ogni rete di distribuzione cittadina possa suddividersi in 2 classi: 

- condotte di avvicinamento (condotte di grosso diametro che adducono l’acqua del serbatoio fino al centro abitato da servire),

- rete di distribuzione propriamente detta (sistema che distribuisce l’acqua ai diversi cittadini). 

L’estensione totale delle rete di distribuzione primaria ammonta a oltre 1000 km ed è caratterizzata de 3 diverse tipologie di materiali: ghisa grigia, acciaio e ghisa sferoidale.
L’affidabilità della rete ha evidenziato un continuo miglioramento nel corso degli anni grazie ad un lavoro di potenziamento e adeguamento della rete stessa che ha visto impegnata ABC nell’ultimo quinquennio.

gli impianti di sollevamento

Data la conformazione del territorio di Napoli, è necessario l'impiego dei sollevamenti meccanici, perché la maggior parte dei serbatoi a servizio della rete di distribuzione si trova a quote più alte rispetto quelle degli adduttori idrici.

gli impianti di sollevamento

22 febbraio 2013

Dai serbatoi a quota inferiore l’acqua arriva in quelli a quota superiore attraverso diversi sistemi di pompaggio. 
Gli impianti di sollevamento utilizzati da ABC sono in tutto 12 (3 utilizzati solo in caso di emergenza) per complessivi 20 MW di potenza impegnata. I parametri caratteristici dei sollevamenti si esprimono con le seguenti definizioni: 

Portata (Q): quantità dell'acqua (volume) spostato nell'unità di tempo, espressa in m3/h o in m3/sec o l/h o in l/min. o in l/sec. 

Prevalenza manometrica totale (H): aumento di energia totale che l'unità di massa (kg) dell'acqua riceve fra l'entrata e l'uscita dalla pompa, espressa in m. 

Potenza richiesta dalla rete: tiene conto della potenza nominale delle elettropompe, deducibile dal lavoro totale sviluppato dalla pompa espressa in kW. 

Quasi tutta l'acqua distribuita è sollevata meccanicamente. 
Gli impianti di sollevamento sono costituiti da gruppi di pompe centrifughe di vario tipo secondo le esigenze tecniche.
A corredo delle pompe vi sono:
OPERE CIVILI: serbatoi, manufatti per l'alloggiamento dei macchinari ed apparecchiature e servizi, cabine prefabbricate e vasche di pesca;
IMPIANTI IDRAULICI: condotte in acciaio e ghisa sferoidale, organi di manovra, valvole di ritegno (Clapet), casse d'aria, apparecchi di misura;
IMPIANTI ELETTRICI: cabine di trasformazione MT/BT, elettropompe, quadri elettrici di distribuzione, comando e manovra, automazione e telecontrollo;
IMPIANTI DI RISERVA E DI EMERGENZA: gruppi elettrogeni e di continuità.

Ogni impianto di sollevamento, pur avendo una propria fisionomia, è di norma equipaggiato con pompe centrifughe ad asse orizzontale e/o verticale inserite in serie o in parallelo secondo le esigenze.

il telecontrollo

L'automazione è la tecnologia necessaria per realizzare macchine in grado di sostituire uno o più attributi dell'uomo nell'effettuare un lavoro.
In ABC sono in funzione tre tipologie di impianti:

impianti di monitoraggio della rete idrica

23 marzo 2006

>Questo tipo di impianti realizzano il controllo remoto delle misure di portata e di pressione 

·   nelle condotte di adduzione 
·   nelle condotte di prima distribuzione 

e le misure di livello nelle vasche dei serbatoi cittadini attraverso misuratori elettronici di ultima generazione.
Le misure idriche vengono realizzate da apparati elettronici “smart” e trasmesse da apparati specifici ad un centro di acquisizione che a sua volta le visualizza attraverso pagine grafiche.
Il vettore utilizzato per la comunicazione centro di controllo – periferia è costituito da tre frequenze radio in UHF ed utilizza altrettanti ponti radio ripetitori

impianti di telecomando e telecontrollo delle centrali di sollevamento

22 febbraio 2013

Realizzano il telecomando dei gruppi pompe – saracinesche di alcune delle centrali di sollevamento di ABC e controllano a distanza le misure idrauliche, elettriche ed elettroniche coinvolte nel processo. Utilizzano moderni apparati PLC messi in comunicazione tra loro da una rete in fibra ottica e gestiti a distanza per mezzo di personal computer su cui sono stati personalizzati appropriati software

impianti di telemisura via gsm

22 febbraio 2013

Realizzano la misura a distanza delle portate, pressione o livello di alcune postazioni ABC periferiche, non raggiunte dai vettori radio o fibra ottica.

il sistema informativo territoriale

L’aggiornamento della cartografia informatizzata di ABC è indispensabile per l’azienda al fine di acquisire il maggior numero di informazioni utili per il monitoraggio continuo della rete di distribuzione. Queste sono le principali caratteristiche del sistema informativo territoriale di ABC.

caratteristiche del sistema informativo territoriale di abc

22 febbraio 2013

Tra il 2003 e il 2005 sono stati georeferenziati sulla rete di distribuzione 1007 chilometri di condotte in città. I dati si riferiscono al territorio gestito da ABC, sono correlati con altri dati di processo (es. controllo della qualità dell'acqua) e riguardano le opere di
- captazione,
- adduzione,
- accumulo,
- sollevamento,
- distribuzione
- telecontrollo.

le fontane monumentali

Le fontane hanno da sempre caratterizzato la vita quotidiana della città. Di seguito trovate brevi descrizioni delle più importanti fontane monumentali di Napoli.

fontana del nettuno

10 aprile 2006

Forse la più conosciuta e prestigiosa fontana partenopea, certo la più travagliata per i suoi spostamenti.
Gli autori sono vari anche seguendo i suoi numerosi rimaneggiamenti ed interventi per distruzioni e rifacimenti: D’Auria, Pietro Bernini, Naccherino, Domenico Fontana Cosimo Fansago, Ruggiano.
Fatta erigere alla metà del 1500 presso l’Arsenale (via S. Lucia), fu spostata al Largo di Palazzo (cavalli di bronzo, poi accosto Castel dell’Ovo ed ancora a Via delle Corregge (v. Medina) per evitare il tiro delle artiglierie dal castello, poi alla fine di Calata S. Marco alla fine del 1600, poi ancora in via Medina e in Piazza della Borsa con i lavori del Risanamento. Ultimamente è ritornata in via Medina, nella vecchia posizione dell’800.
Il vicerè Pedro Antonio di Aragona sottrasse alla fontana dei puttini e dei gradini in occasione del furto della fontana del Molo.

la fontana della sellaria

10 aprile 2006

La fontana fu costruita, a spese dei proprietari delle case poste nella contrada di Piazza del Mercato, intorno al 1650 da Cosimo Fanzago ed era ubicata nell’antica Piazza della Sellaria (oggi piazza Nicola Amore) a testimonianza di un tumulto popolare contro il viceré duca di Ossona, scoppiato in seguito al dimezzamento della quantità di pane che spettava alla popolazione. Il nome della Sellaria deriva dal fatto che questa piazza era per lo più abitata da fabbri che preparavano le selle ed altri finimenti per i cavalli.

Nel 1903 la fontana fu collocata nella piazza del Grande Archivio, di fronte all’attuale sede dell’Archivio di Stato, a seguito dei lavori che furono svolti nella piazza della Sellaria dalla società Risanamento di Napoli.

Il complesso, realizzato in pietra di piperno, mattoni e marmo, ha una struttura ad arco, all’interno della quale è posta una grande vasca marmorea, a forma pseudoellittica, con due vaschette laterali. Sopra l’arco, nel frontone, sono scolpiti tre stemmi: al centro quello reale (Filippo IV di Spagna), lateralmente quelli del viceré e quello della città. Si ritrovano anche due lapidi: la prima, posta sull’arco del fronte anteriore, è dovuta al marmolaro Onofrio Calvano e riporta l’iscrizione di un elogio al viceré; la seconda, sul retro, risale invece allo spostamento del complesso all’inizio dello scorso secolo.

L'intervento di recupero ha visto non solo il restauro del gruppo marmoreo ma anche la riqualificazione dell'intera area antistante, attrezzata con panchine in marmo, fontanina di acqua potabile e protetta con dissuasori. L'impianto idraulico è stato ricostruito realizzando, con un sistema a riciclo, un getto d'acqua centrale a zampillo e due getti d'acqua che fuoriescono dai mascheroni laterali, come previsto nel progetto del Fanzago.

il ratto d'europa

10 aprile 2006

Il complesso del Ratto d’Europa fu costruito per mano dello scultore napoletano Angelo Viva nella seconda parte del XVIII secolo e fu collocata lungo la Marina all’altezza di Piazza Mercato. Successivamente nel 1807 venne trasferita all’interno della Villa Comunale, nell’area che comprende il boschetto e i viali con le piantagioni poste dal Denhart.

La fontana è costituita da una vasca circolare di diametro superiore al metro circondata da una ringhiera sulla quale fanno bella mostra quattro lampioni.

Al centro del bacino uno scoglio, di origine lavica, regge il gruppo marmoreo costituito da una base raffigurante i flutti marini, al centro del quale nuota un toro che rapisce Europa adagiata sul dorso. Il complesso è completato da due giovani sirene poste ai lati che si protendono nel tentativo di salvare la giovane Europa.

la fontana regina elena d'aosta

10 aprile 2006

La fontana fu costruita per volere della duchessa Elena D’Aosta nel 1939 su disegno dei professori Giovanni Mongiello e Amedeo Telato e oggetto di un intervento di restauro nel 1958, in occasione dei lavori di completamento della zona antistante la chiesa.

Il prospetto della fontana, imbavata su una lastra di piperno, si divide in tre parti: il riquadro centrale, più ampio e ricoperto di mattoni, presenta una epigrafe marmorea sormontata da uno stemma centrale; le fasce laterali sono caratterizzate, invece, da due archi in tufo.

Nella parte sottostante sono presenti 5 maschere leonine da cui sgorga l’acqua e tre vasche marmoree, che riproducono la struttura prospettica della fontana.

Il manufatto presentava alterazioni diffuse: l'intervento di restauro è consistito innanzitutto nel risanamento statico della fontana e poi alla ricostruzione dei complessi marmorei. Infine è stato rifatto l'impianto idraulico e quello elettrico, con cavi in fibra ottica, ed è stata riqualificata l'area antistante la fontana, con la creazione di un'area verde attrezzata.

la fontana del sebeto

10 aprile 2006

Si vuole sia stata costruita per volere del viceré Emanuele Zunnica y Fonseca, conte di Monterey, e progettata da Cosimo Fanzago. L’esecuzione dei lavori fu affidata invece a Carlo Fanzago, figlio del progettista, e a Salomone Rapi. In origine la fontana era situata nell’antica via Gusmana, oggi via Cesario Console, nelle immediate vicinanze della chiesa di santa Lucia, addossata al muraglione della discesa del Gigante.

Nel 1899 venne rimossa per procedere all’ampliamento del rione S. Lucia e nel 1938 venne collocata a Mergellina, nell’attuale sito. Questa nuova sistemazione rese necessarie alcune modifiche alla facciata posteriore, non adornata in quanto nel progetto del Fanzago il complesso veniva addossato al muro della chiesa. I lavori di sistemazione furono affidati al Parente, che riprese a grandi linee le masse architettoniche del prospetto.

Attualmente la fontana è caratterizzata da uno zoccolo in piperno (non presente nella sistemazione originaria) su cui poggia un basamento marmoreo al quale si addossano tre vasche, di cui la centrale è quella più grande ed aggettante. Su di questa sporgono due mostri marini dalle cui bocche fuoriesce l’acqua. Al centro della fontana domina la figura di un vecchio, disteso sul fianco destro, con la barba, fluente, che rappresenta il fiume Sebeto. La statua è incorniciata da un arco a sesto ribassato impostato su pilastri con volute. Ai lati sono posizionati due tritoni che hanno sulle spalle e al di sotto del loro corpo buccine che gettano l’acqua nella vasche laterali. Il monumento è completato dalla presenza di una lapide sormontata da tre stemmi: del re di Spagna, del viceré e della città di Napoli. La facciata posteriore presenta una lapide del 1939 che riporta la storia degli spostamenti subiti dal complesso.

Oltre al restauro del complesso marmoreo è stato ricostruito ex novo l'impianto idraulico, che utilizza un sistema di riciclo continuo dell'acqua.

la fontana di castore e polluce

10 aprile 2006

La fontana è caratterizzata da una vasca circolare al centro della quale è posizionato un ammasso di pietra calcarea su cui poggia una scultura rappresentante due figure della mitologia greca: Castore e Polluce, figli di Leda e Zeus che per generarli si trasformò in cigno.

la fontana della sirena

10 aprile 2006

La fontana, di Onofrio Buccino, venne eretta durante la seconda metà dell’Ottocento nei giardini antistanti la vecchia stazione ferroviaria (che all’epoca giungeva molto più avanti di quella odierna). Venne completata, con l’allacciamento idrico, nel 1869. Nel 1924 venne spostata nella posizione attuale, a piazza Sannazzaro.

Il gruppo marmoreo della fontana rappresenta la sirena Partenope con una lira nella mano destra, con la coda squamata ed attorcigliata ai fianchi, a seno nudo e con il braccio levato verso l’alto, che si erge sopra una grande roccia incrostata in modo confuso da mostri, cavalli marini, testuggini e piante acquatiche.

Il restauro ha riguardato il gruppo marmoreo, aggredito dallo smog e dalle polveri, la sottostante pietra lavica, attaccata da muschi e licheni, l’impianto idrico (cannelli, lance, ugelli e pompe di ricircolo) ormai completamente in disuso e l’impianto elettrico (cavi, fari subacquei, trasformatori ecc).

Il recupero del gruppo marmoreo e della pietra lavica, e la parte idraulica, con la creazione di caratteristici giochi d’acqua. L’associazione Brancaccio, con la regia di Lina Wertmuller, ha realizzato l’impianto elettrico e il giardino che circonda la fontana.

fontana di santa lucia

10 aprile 2006

La fontana fu commissionata dal viceré Juan Alfonso Pimentel duca di Benavente all’inizio del XVII secolo all’arch. Alessandro Ciminiello, che diresse i lavori degli scultori Tommaso Montani, Michelangelo Naccherino, Angelo Landi, Vitale Finelli e Geronimo D’Auria. Da segnalare che per molto tempo l’opera fu attribuita erroneamente a Giovanni Merliano da Nola, facendo risalire la costruzione al periodo del vicereame di Pietro da Toledo (1532-1533).

Anche per questo complesso, come per tanti altri, i percorsi di collocazione furono diversi. All’inizio l’opera fu posta lungo la strada fatta costruire dal Conte di Olivares (oggi Via Cesario Console); tale strada, dal largo del palazzo Reale, conduceva alla chiesa di S.Lucia a mare che era stata ampliata nel 1588. Nel 1620 il viceré Gaspar de Borja y Velasco volle che la fontana fosse spostata ed avanzata verso il mare per collocarla in mezzo alla banchina detta dell’acqua suffrigna. In questa nuova allocazione la fontana subì dei restauri con la realizzazione anche di iscrizioni laterali inneggianti al re Ferdinando II.

Nel 1895 la fontana fu spostata all’interno della Villa Comunale, nella sua attuale posizione, in coincidenza con la riqualificazione urbanistica della città progettata da Luigi Lops.

Il prospetto della fontana è suddivisibile in tre parti: quella centrale, caratterizzata da due lesene decorate con motivi e soggetti di carattere marino, quelle laterali evidenziate, invece, da due talamoni con ai piedi i delfini dai quali sgorga l’acqua che si scarica nella vasca anteriore.

Nella parte centrale spicca un arco a tutto sesto che contiene uno scoglio in pietra lavica su cui poggiano tre mostri marini con le code levate a reggere una tazza circolare. Nella zona sovrastante l’arco una lapide con iscrizione voluta dal viceré Pimentel, è ornata da una cornice con motivi militari. Più in alto, retto dai capitelli delle lesene, un timpano interrotto da uno stemma vicereale, che inizialmente era sorretto da due puttini poi scomparsi.

I corpi laterali sono costituiti da due piccoli archi tompagnati con lapidi che riportano la storia della fontana. Sulla base delle lapidi, incorniciate con bassorilievi con motivi floreali, sono riposte due piccole tazze a forma di conchiglia. Nella zona superiore sono riportati due quadri in bassorilievo: quello di sinistra rappresenta Nettuno ed Anfitrite circondati da Tritoni, quello di destra divinità marinare che si contendono una ninfa.

la fontana del reuccio

10 aprile 2006

Si narra che la fontana sia stata costruita per volere del viceré Don Pietro d’Aragona in onore del sovrano Carlo II, salito al trono all’età di quattro anni, ma pagata a spese della città e degli abitanti della zona.

I lavori iniziarono nel 1669 e furono affidati ai marmorari Bartolomeo Mori e Pietro Sanbarberio, esecutori sotto la direzione dell’ingegnere Donato Antonio Cafaro che l’aveva disegnata.

La fontana è costituita da una vasca a tre bracci, al centro dei quali si erge un piedistallo di eguale forma con tre leoni, che reggono tra le zampe gli stemmi della città, del re e del viceré, alternati da tre aquile che hanno sulla base esterna tre vaschette a forma di conchiglia sorretta da una voluta. Dal centro del basamento parte una colonna a forma piramidale al di sopra della quale è poggiata la statua in bronzo del reuccio, che fu eseguita da Francesco D’Angelo su disegno di Cosimo Fanzago.

Arin ha rifatto la parte idraulica, sostituendo tutte le tubazioni presenti, mentre per la parte elettrica sono stati utilizzati cavi in fibra ottica.

la fontana di oreste ed elettra

10 aprile 2006

Il complesso, risalente al 1840 circa, fu costruito per mano degli scultori Tommaso Solari e Angelo Violani, che si rifecero ad antichi modelli classici. È caratterizzato da un gruppo marmoreo posizionato sopra uno scoglio che sorge all’interno della vasca di forma circolare. Il gruppo marmoreo raffigura Oreste ed Elettra, figli di Agamennone e Clitemnestra.

Il restauro della fontana ha interessato sia il gruppo marmoreo, ripulito dai depositi dovuti all'inquinamento atmosferico, sia la vasca, che è stata trattata con vernici impermeabilizzanti. L'impianto idraulico, completamente ricostruito, è caratterizzato da getti d'acqua che fuoriescono dal masso lavico alla base del gruppo marmoreo.

la tazza di porfido

10 aprile 2006

La fontana è stata oggetto di successive modifiche nei secoli scorsi. Il complesso primario, eletto nel 1781, era costituito da una vasca circolare con statue in stucco del Sammartino. Nel 1789 le statue vennero rimosse per essere sostituite con il gruppo marmoreo del Toro Farnese proveniente dagli scavi delle Terme di Caracalla a Roma. Nel 1825 il Toro venne trasferito al Museo Archeologico Nazionale e sostituito da una tazza di porfido, rinvenuta negli scavi di Pompei e collocata per molti anni nell’atrio del Duomo di Salerno.

Attualmente la fontana è costituita da una vasca delimitata da un cordolo circolare, del diametro di 13 metri, di conci di pietra calcarea; al centro della vasca si erge un grosso scoglio in pietra lavica su cui sono collocati quattro leoni e quattro conchiglie realizzati per mano dello scultore Pietro Bianchi nel 1825. Sul dorso dei leoni è poggiata la tazza da cui prende il nome la fontana e che alcuni storici fanno risalire al periodo bizantino.

la fontana del gigante

22 febbraio 2013

La costruzione risale agli inizi del Seicento per volere del duca d’Alba don Antonio Alvarez di Toledo e si deve agli scultori Pietro Bernini e Michelangelo naccherino.

Inizialmente il complesso era posizionato nel largo del palazzo, tra la chiesa di S. Maria della Croce e il Palazzo Reale. Nel 1815, in occasione della bonifica di S. Lucia, la fontana veniva spostata all’estremità orientale del porto in adiacenza all’edificio del Varcaro, detto dell’Immacolatella. Nel corso degli anni la fontana subiva due ulteriori spostamenti: uno nella villa del Popolo al Carmine (1869) e l’ultimo nelle vicinanze del castel dell’Ovo (1905) grazie alla Cooperativa Marmisti, incaricata dal Comune di Napoli.

La fontana è caratterizzata nella parte inferiore da una vasca mistilinea, adorna di aquile e stemmi. La composizione superiore è caratterizzata da tre archi a tutto sesto poggianti su pilastri ed inquadrati da quattro colonne. Nell’arco centrale spicca una vasca circolare sostenuta da un basamento decorato da due animali marini, mentre in quelli laterali si ergono due statue che reggono un mostro marino dalla cui bocca scaturisce l’acqua della fonte.

Le estremità laterali sono arricchite da due cariatidi che reggono cornucopie con elementi naturalistici, mentre nella zona superiore sono visibili tre stemmi: della città, del re e del viceré.

La fontana presentava incrostazioni di calcare diffuse su tutta la superficie marmorea. La compattezza delle incrostazioni e la loro aderenza alla superficie del marmo hanno richiesto un lungo lavoro di restauro che è durato circa sei mesi.

ABC ha provveduto a rifare l'impianto idraulico e quello illumino-tecnico, per mettere in risalto le diverse particolarità marmoree delle fontana.

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